Presentazione di Stefano Callegaro
A me piace arrivare in anticipo. Al cinema, al ristorante, ai binari, sì, anche alle presentazioni. Bisognerà pure che mi accaparri il posto, no? E così ho fatto anche il 14 aprile alla Feltrinelli di Via Quattro Spade. Alle 18.00 Stefano Callegaro, quarto Masterchef italiano, avrebbe presentato il suo libro di ricette. Io, che prevedevo una folla oceanica, alle 17.20 ero già in postazione. Con mia somma gioia le sedie c’erano, ma erano ancora tutte vuote. Giubilo!
Alla spicciolata arrivano altre persone, tutte munite del libro da far firmare al termine della presentazione. Se ero a disagio? Un po’, ma soprattutto ero elettrizzato all’idea di vederlo lì, Stefano, a due metri di distanza, invece che attraverso lo schermo di un televisore. Poi, bisogna essere sinceri. Una presentazione è sempre un azzardo: si può cadere innamorati due volte di un autore, restare indifferenti o veder crollare a terra tutti i bei film che uno si proiettava da tempo in testa.
Stefano invece è esattamente il ragazzone simpatico della porta accanto. Informale nella sua t-shirt, jeans e Lumberjack ai piedi. Qualche foto ufficiale in cui esibisce il suo libro e poi un cortese “buonasera” a tutti i presenti. Mi sta già simpatico. È uno attento ai piccoli gesti, che accomodano il carattere e ben dispongono l’attenzione. Accanto a lui, la moderatrice e blogger Beatrice Borini, che io vedo per la prima volta, ma che si impone subito come la vera rivelazione dell’evento.
Quello che mi colpisce subito di Stefano è il tono di voce tranquillo e pacato con cui risponde alle domande di Beatrice. Ma ancora di più mi impressiona la sua semplicità e sincerità. Non ha niente da nascondere e dice placidamente quello che pensa e ha da dire.
Beatrice parta subito in quarta: «Com’è cambiata la tua vita grazie alla vittoria a Masterchef?»
«Bhe ha girato cinque volte su se stessa e non è ancora tornata a posto del tutto. Prima camminavo per strada ed ero una persona tra tante, ora mi riconoscono, mi chiedono un autografo, una foto, mi chiedono come va. Faccio una vita più frenetica della precedente, ma è incredibilmente arricchita dalla stima che la gente mi dimostra e dalla gratificazione che questo mi procura. Mi ripaga degli sforzi, delle battute d’arresto, delle deviazioni e dei dubbi che ho sperimentato prima e dopo Masterchef». Parla arrossendo un po’, com’è naturale. Io nella sua stessa situazione sarei una vaporella che sfiata, una pentola a pressione che fischia a tutto spiano.
La curiosità di Beatrice è anche la nostra e le risposte seguenti servono a soddisfarla. «L’amore per la cucina mi è stata trasmessa da mia madre e da mia nonna, una donna epicurea che amava la buona tavola e le cose buone della vita. Arrivato a quest’età so per certo che la cucina è la mia forma di espressione primaria, il mio modo di comunicare e di entrare in intimità con più persone alla volta. Bisogna stare attenti però: la cucina non si sceglie, si fa. Questo non l’avevo capito da giovane, durante il primo tirocinio in cucina, che risultò decisamente scoraggiante. Adesso non voglio più lasciarla e fare questo per la vita». Io di fronte a un discorso così avevo l’ammirazione che saliva di tre tacche al secondo.
«Se fossi stato un telespettatore, per chi avresti tifato?» domanda Beatrice.
«Simone –risponde Stefano- perché è una persona limpida e trasparente».
«E dei giudici che mi dici? Se dovessi scegliere un ingrediente che li rappresenti cosa sarebbero?»
«Bastianich un peperoncino habanero, che sembra piccolo e innocuo, ma è uno dei cinque peperoncini più forti. Barbieri una mortadella perché è tradizionale e espressione di un territorio. Cracco l’uovo, lo rappresenta a pieno».
Il libro di Stefano è pensato come un viaggio: le ricette delle sue origini (risi e bisi, anguilla) fino alle ricette preparate durante Masterchef. Ricette quindi che diventano espressione di un cammino individuale e culinario. Pensate per tutti: sono state scelte e introdotte nel libro dopo un’attenta ricognizione in un supermercato di Milano, per accertarsi che gli ingredienti richiesti siano alla portata di tutti. In totale 65 ricette per raccontare una vita e un percorso.
«Masterchef è stato meglio di anni e anni di terapia. Non mi ha aperto gli occhi, me li ha spalancati. Grazie al contest ho trovato me stesso, oltre al lavoro di una vita».
La domanda prima della chiusura è d’obbligo.
«Quali sono i tuoi impegni e progetti futuri?»
«Mi aspettano ancora trenta date di presentazione del libro. Sono coinvolto in alcune iniziative legate all’Expo, sono in parola con alcuni brand per fargli da testimonial. Vorrei godermi mio figlio (Stefano al 14 aprile era papà da 40 giorni) e appena i molti impegni me lo permetteranno aprire un ristorante a Rovigo insieme alla mia compagna». E nel nominarla arrossisce ancora. Un uomo innamorato fa subito tenerezza.
La presentazione è finita, si forma la fila per ottenere la firma di Stefano che diligente sorride a tutti coloro che gli allungano il libro.
Prima di chiudere vi giro l’invito che Stefano ci ha rivolto: «Se comprate il mio libro, provate una mia ricetta, scrivetemi, fatemi sapere com’è andata. Se avete apportato delle modifiche, se le avete personalizzate, scrivetemi e fatemi sapere come. Io cercherò di rispondere, ma di sicuro leggerò tutte le vostre mail che, ne sono sicuro, mi faranno felice».
Ph. Credits: tutti i diritti riservati al sito ufficiale di Feltrinelli librerie e musica e Nicola Bianconi.
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