Tenuta La Presa
Caprino Veronese / Monte Baldo
Le 15 stanze si affacciano sul grande vigneto di proprietà, arredate con mobili dal sapore antico.
Attrazione naturalistica
Verona / Monte Baldo
Il Monte Baldo è un massiccio montuoso che si distribuisce lungo circa 25 km tra il lago di Garda e il fiume Adige, nelle province di Trento e di Verona. Occupa il settore prealpino più occidentale del Veneto. L’etimologia del nome è tedesca, da ‘wald’ che significa ‘foresta’; tale denominazione si ritrova per la prima volta in una mappa tedesca di inizio XII secolo. Già in età romana, il sito era conosciuto e abitato, chiamato ‘Mons Polninus’.
Attraversa i comuni di San Zeno di Montagna, Ala, Avio, Caprino veronese, Ferrara di Monte Baldo, Brentonico, Nago-Torbole, Malcesine e Brenzone. Da un punto di vista morfologico è una catena di cime, di cui 7 al di sopra dei 2000 m, che si distribuisce parallela al lago di Garda. Raggiunge un’altezza massima con la cima Valdritta (2218 m) e una minima nei pressi del lago, a Punta San Vigilio (65 m). Il gruppo si è formato con le ultime quattro glaciazioni, che l’hanno racchiuso tra i ghiacciai del lago e della val d’Adige. La stessa forma della dorsale è stata modellata dal fenomeno del glacialismo e si distingue in due versanti molto diversi tra loro: quello occidentale molto ripido e inclinato, con strati rocciosi a pala e cerchi di origine glaciale; quello orientale meno ripido, più vicino a un altopiano, con una serie di imbuti e di vaj che raccolgono la neve nei mesi freddi.
Nelle fasi glaciali si sono andate stabilendo una serie di specie vegetali di cui alcune sono poi divenute endemiche e hanno portato gli studiosi, già dal XVI secolo, a soprannominare la zona ‘hortus Italia’, poi d’Europa, per la grande varietà e ricchezza del patrimonio floristico. Proprio per le sue caratteristiche si riscontrano tanto la fascia mediterranea (alberi ad alto fusto, l’olivo e il castagno), quanto quella montana (foreste di faggio, tiglio, carpino nero e abete bianco), quella boreale (con pino mugo, sorbo e ginepro alpino, erica); la flora di questa fascia è caratterizzata da fioriture vistose di croco e genziana); infine, quella alpina (poche specie rupestri, come il rododendro).
La varietà è anche una caratteristica della fauna del Baldo, dagli uccelli, tra cui l’aquila reale, la civetta, lo sparviero, il corvo, il picchio e il pettirosso, ai mammiferi, quali il cervo e il capriolo, il camoscio e la volpe, la lepre e lo scoiattolo. Tra le valli che si creano tra una cresta e l’altra, la più estesa e lunga è quella dell’Orsa, dal Trentino a passo Cavallo presso Novezza.
Si affaccia direttamente sul lago un altopiano di forma squadrata, tra i 600 e i 900 m, su cui si distribuiscono, tra gli altri, gli abitati di San Zeno e Lumini. Da un punto di vista compositivo il Baldo presenta rocce sedimentarie di calcare grigio oolitico e dolomia. La quantità di rocce calcaree ha favorito il fenomeno del carsismo in vari luoghi, facendo emergere monoliti, conche e doline, con la creazione di grotte anche molto profonde. Il carsismo spiega anche la rarità nella zona di sorgenti.
Il clima del Baldo si diversifica a seconda del luogo e dell’altitudine; in particolare, d’estate è vicino a quello prealpino e d’inverno è tipicamente quello alpino, con precipitazioni concentrate tra inverno e primavera. Le prime testimonianze della presenza dell’uomo risalgono al Mesolitico.
Durante il Neolitico venne abitata la zona di Rivoli, come via di passaggio dalle Alpi verso la pianura padana. Dell’età del Bronzo, infine, restano numerosi villaggi su palafitte. Prima dell’arrivo dei Romani (I secolo a.C.), dovettero essere presenti popolazioni retiche. Il Baldo, soprattutto negli ultimi decenni, è riuscito a sviluppare un turismo basato sullo sport escursionistico estivo, sull’equitazione e sulla tutela e la salvaguardia del patrimonio floro-faunistico.