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“Jephte e Jonas”: l’oratorio romano nel 350° anniversario della morte di Giacomo Carissimi

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Jephte e Jonas

Historia di Jephte e Jonas sono due oratori sacri composti da Giacomo Carissimi (1605-1674) nella metà del XVII secolo che rievocano due vicende narrate nell’Antico Testamento: quella di Iefte, condottiero israelita costretto a sacrificare la sua unica figlia al Signore e quella del profeta Giona, inghiottito da un pesce per aver disobbedito a Dio.

Ingresso libero.

Con Giacomo Carissimi (1605-1674) l’oratorio latino, nato dallo sviluppo del mottetto dialogico di ambito controriformistico, raggiunge le più alte vette musicali e drammatiche. Si possono riconoscere influssi diversi, dalla cantata latina alla “historia” biblica, alla lamentazione e alla nascente opera. Gli oratori venivano eseguiti ogni venerdì di quaresima, per lo più su commissione di mecenati che facevano capo all’Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso in Roma. I soggetti erano tratti dall’Antico Testamento e, pur non essendo direttamente riconducibili al periodo quaresimale, ne condividevano tuttavia lo spirito penitenziale attraverso la drammaticità della narrazione.

L’oratorio Jephte, considerato uno dei grandi capolavori del genere, rievoca la storia di questo condottiero degli Israeliti che, per propiziarsi la vittoria sugli Ammoniti, fa voto di immolare in sacrificio a Dio la prima persona che gli verrà incontro dopo la vittoria. Gli si presenta la sua unica figlia e la gioia del successo si trasforma repentinamente in tragedia e in un accorato lamento che accosta, in stridente contrasto, la vittoria di Israele con la morte della vergine: “In laetitia populi, in victoria Israel et gloria patris mei; ego sine filiis virgo, ego filia unigenita moriar et non vivam”. A questo lamento risponde, in chiusura, uno struggente coro a sei voci. Il testo è tratto dal Libro dei Giudici, cap. XI, con aggiunte di fonte ignota, ma forse dello stesso Carissimi.
Dal punto di vista drammatico questo oratorio si divide in tre parti: la scena della battaglia, la festa per la vittoria, la tragica conclusione. A ciascuna di queste corrisponde un diverso carattere musicale, secondo una retorica largamente condivisa all’epoca: i cambi di tonalità da maggiore a minore e viceversa, l’uso di pause in funzione espressiva, il prolungarsi al canto di note dissonanti con il basso continuo, l’uso di intervalli aspri, per lo più diminuiti o tritoni.
Dal punto di vista della forma musicale lo Jephte è, come l’opera coeva, un susseguirsi di recitativi, cori e arie che rappresentano i personaggi del dramma: Historicus (il narratore), Jephte, Filia.
A costoro si aggiunge l’Echo, la risposta delle montagne al lamento della vergine. E’ un’opera profondamente unitaria in cui la recitazione gioca un ruolo decisivo; ed è proprio questa profonda compenetrazione tra musica e azione drammatica a renderlo un capolavoro.

Seguirà poi il più breve ma non meno intenso Jonas, dedicato alla vicenda del profeta biblico. Questo oratorio viene composto intorno al 1650 su commissione dell’Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso di Roma; resta sconosciuto l’autore del testo, derivante per la maggior
parte dalla Vulgata.
Il Signore ordina a Giona di andare a predicare a Ninive; il profeta vuole sottrarsi a questo compito e s’imbarca su una nave diretta a Tarsis. Si scatena una violenta tempesta e mentre rischiano di affondare Giona rivela ai marinai che è lui la causa dell’ira divina avendo disobbedito all’ordine del Signore. Gettato in mare, Giona viene inghiottito da un grande pesce, rimanendo nel suo ventre per tre giorni e tre notti durante i quali prega il Signore e implora la sua misericordia. Su comando divino il pesce vomita Giona sulla spiaggia, così può ottemperare alla sua missione.
Giacomo Carissimi traduce in musica di grande effetto questo episodio e raffigura la tempesta con particolare drammaticità affidandola ai due cori le cui voci si rincorrono vicendevolmente.

Interpreti:
Alice Fraccari – soprano
Alessandro Simonato – alto
Mauro Cristelli – tenore
Niccolò Roda – basso

Matteo Rozzi, Martina Pettenon – violini
Pietro Prosser – tiorba
Rebeca Ferri – violoncello
Marcello Alemanno – lirone
Costanza Leuzzi – clavicembalo

Coro “Vox Cordis” di Fornace (TN)
Maestro del coro, Mauro Cristelli
Marco Fracassi, Maestro direttore all’organo

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