Altre 5 imperdibili chiese a Verona
Ogni promessa è debito e noi rispettiamo sempre gli impegni.
Anche perché il post sulle 5 chiese imperdibili ve lo siete scolato liscio liscio.
E non ci pareva giusto lasciarvi con la sete del secondo bicchiere.
Passiamo quindi alla seconda tranche che, stavolta è pensata come un’unica passeggiata, per cui vi diamo anche un itinerario di visita che potete fare una domenica qualsiasi.
Pronti?
San Giorgio (in Braida)
Ha delle cupole più belle della città e anche se alcuni non sanno come si chiama, sanno indicartela dal Ponte della Vittoria come quella chiesa-fondale che sta a metà strada tra l’Adige e il Santuario delle Torricelle. Che detta così è un po’ riduttiva e invece è una meraviglia nascosta. Si trova idealmente in un luogo strategico: la facciata guarda alla vecchia Porta Trento (o Porta San Giorgio), a lato ha i vecchi bastioni ora Serre Comunali e sul lato fiume vanta un bel chiostro (semisconosciuto) e una passeggiata da cui si abbraccia la città da Castel San Pietro – Teatro Romano – Ponte Pietra – il Duomo – Ponte della Vittoria e Castelvecchio in dissolvenza.
E se questo non bastasse al suo interno custodisce uno dei due Veronese rimasti in città. Solo per quello meriterebbe una nozione speciale.
Santo Stefano
Un poco più avanti è quella chiesetta dalle pareti gialle miste a mattoni dall’aspetto vagamente bizantico-romanico. E come si dice: dentro come fuori. Santo Stefano all’interno è strutturata come una piccola cappella, con gli ambienti suddivisi da esili colonne e volte a botte che culminano in un altare paleocristiano. Adesso è una costruzione “a lato” della viabilità, ma prima che venissero costruiti i muraglioni era la chiesa principale del quartiere, tanto che nelle mappe era indicato come Rione San Stefano. Sempre prima della costruzione degli argini, la chiesa era quasi a filo d’acqua (non vi dico i danni causati dall’alluvione del 1882).
Santa Maria in Organo
Sfatiamo un mito: la chiesa non si chiama così per l’organo che possiede. Il toponimo prende invece origine dall’Organum, un alto orologio ad acqua presente pochi metri più in là, in epoca romana (ce lo dice la Tavola Rateriana). L’Organum purtroppo crolla in un terremoto intorno all’anno mille, ma la testimonianza della sua presenza resta e così la chiesa (prima convento) ne prende il nome. Quello che invece bisogna assolutamente dire di Santa Maria in Organo sono gli stalli del coro ligneo e le tarsie che lo impreziosiscono, realizzate da un monaco-falegname del Quattrocento. Adesso è in posizione arretrata rispetto alla strada, ma ai tempi d’oro era un convento ricchissimo con vasti possedimenti nella bassa veronese. Se i mattoni potessero parlare…
San Giovanni in Valle
Una delle chiese meglio protette dai vicoli che si arrampicano su Colle San Pietro, ma appena girato l’angolo, completo di muro a secco evocativo, vi trovate davanti un bel chiostro con capitelli e una chiesa a lato. L’aspetto esteriore ricorda molto Santo Stefano, ma l’interno è meno esile nell’effetto, anche se l’atmosfera romanica è preservata. Vi basta alzare lo sguardo per notare il bellissimo tetto a capriate lignee che unisce lo spazio delle navate in un’unico ambiente. Assicuratevi di ammirare gli affreschi sotto le volte degli archi!
Santi Nazario e Celso
Questa la riconoscete solo dall’entrata particolare. Percorrendo Via Muro Padri da Porta Vescovo direzione Giardino Giusti, vi è mai capito di vedere delle colonne con dei drappi attorcigliati attorno? Ecco, quella è I Santi Nazario e Celso. L’aspetto poi è tipico gotico, che sembra quasi più una chiesa veneziana che veronese, ma aggiunge un tocco esotico all’ambiente. L’interno è tutto da scoprire, tra pitture degli altari laterali e intarsi degli armadi. La maggior parte dell’apparato pittorico è del Cinqucento, momento di maggior ricchezza della chiesa che in quel periodo era un convento (talmente ricco da commissionare un dipinto al Veronese da collocarsi nel refettorio).
Se avete altre 5 chiese da consigliarci per un ulteriore decalogo pret a porter, indicatecele!
Che queste sono quelle che conosciamo meglio, ma ce ne sono talmente tante altre…
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